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La storia dell’affondamento del piccolo peschereccio Monica II e’ quella di una tragedia del mare come tante ne avvengono ogni anno ai danni di quelle persone che hanno deciso di dedicare la loro vita all’ arte della pesca traendone poche soddisfazioni e molti sacrifici.
Il pomeriggio del 29 Novembre 1996 il giovane comandante Giuseppe Rosapinta, proprietario dell’imbarcazione, con l’ausilio di un aiutante, stava strascicando poco distante dal porto di San Remo. Per motivi mai completamente chiariti il natante imbarcò in pochi secondi molta acqua. Probabilmente le reti si erano incagliate in una scogliera bloccando l’imbarcazione e un’onda aveva invaso le stive. Di fatto in pochi istanti colò a picco tanto da sorprendere il giovane e impedirgli di farsi strada verso l’uscita. Il marinaio che era con lui si salvò nuotando fino a riva. La Marina Militare scandagliò il fondale e dopo alcuni giorni il corpo venne ritrovato e consegnato ai familiari per le esequie.
L’IMMERSIONE
Il peschereccio giace sulla sabbia, poggiato a dritta, a circa 53 metri di profondita’. Scendendo verso il fondale, nelle giornate di acqua limpida, appare posato in assetto di navigazione mentre, con la prua rivolta verso sud e le reti sui paranchi sembra essere ancora al lavoro come se nulla fosse successo.
A bordo altre reti sono riposte con cura e una piccola parte sporge fuori. E’ assente il piccolo ponte di comando, la tuga, strappata durante il disastro con tutto l’apparato di guida, ma sotto coperta tutto sembra in ordine, in attesa di una nuova giornata di pesca........
Il legno, segnato dal mare, a prua e’ stato seriamente danneggiato dalle strascicanti.
Il grosso argano sporge dal ponte con il cavo d’ acciaio ancora arrotolato e altri cavi e corde collegano le reti presenti sui paranchi.
A prua timone e elica sono perfettamente conservati, l’unica differenza rispetto al momento dell’affondamento e’ la presenza di molti organismi incrostanti che giorno dopo giorno si stanno impossessando del relitto
L’imbarcazione e’ di ridotte dimensioni e il suo periplo e’ percorribile in una manciata di minuti, ma non bisogna dimenticare che ci troviamo a piu’ di 50 metri e sicuramente oltrepasseremo i limiti di non decompressione. E’ bello osservare la veduta d’insieme del peschereccio, con il suo senso di tristezza, tipico di tutti i relitti, fotografia sbiadita di un istante tragico, avvenuto nel passato, di cui rappresentano la memoria.
Nei pressi e’ visibile una rosa di scogli bassi con aggrovigliata la gomena delle reti. Come sempre dalla morte e’ rinata la vita e tutto l’ambiente e’ colonizzato da organismi sessili quali spirografi SPIROGRAPHUS SPALLANZANII, cerianti CERIANTHUS MEMBRANACEUS, ascidie, poriferi, antozoi che creano un ambiente coloratissimo. Nuvole di ANTHIAS disegnano traiettorie improvvise al passaggio dei sub e qualche aragosta PALINURUS ELEPHAS fa capolino dalle strutture piu’ riparate.
A causa della tragedia ancora viva nei cuori di tutti, l’anziana madre desidera che il relitto non diventi meta abituale di immersione percui ne’ diving ne’ privati forniscono indicazioni sulla posizione onorando questa volonta’
con la collaborazione di Bruno Spadi.
TIPO IMBARCAZIONE: Peschereccio di 10 metri Monica II
DATA AFFONDAMENTO: 29 Novembre 1996
PROFONDITA’ MAX.: 53m
NOTE: Possibilita’ di visibilita’ scarsa
Fonte: testi e immagini tratti da coloridelblu.com
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