Paguro
Il Paguro era una piattaforma di perforazione dell'Agip, varata nel 1963 e affondata il 28 settembre 1965 mentre stava perforando il pozzo denominato Porto Corsini 7, posizionato a circa 14 miglia da Ravenna per una rotta di 120°. Il pozzo era già perforato e, mentre si eseguivano i primi rilievi sul giacimento, ci fu un improvviso e assordante fischio. Era accaduto che oltre al giacimento previsto, ne era stato raggiunto un altro non previsto con pressione molto elevata. In un primo momento le valvole di sicurezza resistettero perfettamente, poi si verificò il cedimento delle pareti del pozzo con conseguente eruzione incontrollata. Inizialmente si alzò una nuvola d'acqua e gas e poi il fuoco, che fuse le strutture metalliche che si trovavano sopra l'eruzione. Inoltre il gas, che usciva ad altissima pressione, creò una voragine alla base della piattaforma che in poco tempo si adagiò sul fondo. Il pozzo continuò a bruciare per oltre un mese, con fiamme alte visibili da terra, poi una seconda perforazione deviata riuscì a cementare la bocca della PC 7 fermando la fuoriuscita del gas.
Oggi il relitto del Paguro giace in un fondale circostante di -25 metri, che scende a -33 alla base della struttura.
Dopo numerose difficoltà burocratiche il 21 luglio 1995 l'Associazione Paguro ha ottenuto l'istituzione di "zona di tutela biologica" da parte del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, dell'area interessata dal relitto, vietando qualsiasi forma di pesca sportiva e professionale.
Successivamente, vicino al relitto centrale, sono state aggiunte altre strutture provenienti da piattaforme smantellate, costituendo un reef artificiale di notevoli dimensioni (circa 1 Km quadrato).
I subacquei che si immergono in questo relitto aumentano ogni anno, nonostante sia classificata come immersione di media difficoltà, (a volte anche difficile) per via della visibilità che può variare dai 50 cm (condizione assai rara specialmente nel periodo estivo) fino ad oltre i 15 metri.
Appena c'immergiamo siamo subito avvolti nel blu, (il colore non è proprio blu ma cercate di capire, siamo nello "stagnone") con unico riferimento la catena della boa d'ormeggio, ancorata sul primo traliccio; il relitto inizia a -9 metri e, fino a quel momento, a volte, è come immergersi nel brodo della nonna per la scarsa visibilità e la temperatura abbastanza alta (22-24°).
L'elevata sospensione è dovuta principalmente dalla corrente predominante che va da Nord a Sud, quindi l'area risente molto del materiale in sospensione trasportato dal Po.
Continuiamo a scendere lungo il traliccio principale e, come per magia, la visibilità aumenta sensibilmente, arriviamo sulla struttura, siamo a quota -15 metri e uno scenario completamente differente dalla prima parte dell'immersione si apre avanti a noi; nuvole di boghe, castagnole da tutte le parti, saraghi e occhiate di dimensioni notevoli.
Se siamo in compagnia di una guida autorizzata dall'associazione, potremmo ammirare le stupende corvine nel loro abituale anfratto chiamato appunto "Sala delle corvine", i gronghi che in genere non si spostano dalla loro tana, e i più fortunati potranno vedere anche "Rambo", un grongo che vive all'interno della struttura stimato in 20 Kg di peso.
Qualche anno fa c'era anche "Arturo l'astice del Paguro" anche lui di notevoli dimensioni, utilizzato da qualche criminale per soddisfare il proprio appetito.
Queste sono le cose che colpiscono a prima vista: se guardiamo le pareti in modo più accurato, potremmo scorgere le popolazioni di mitili (Mitilus galloprovincialis) e di ostriche (Ostrea edulis) molto comuni sono anche i Tunicati rappresentati dalle specie Ciona intestinalis e Phallusia mamillata.
Altri organismi sessili facilmente riscontrabili sulle strutture sono diverse specie di Poriferi, Briozoi, Policheti e Celenterati. Sono presenti anche invertebrati mobili del tipo Policheti, Echinoidei, Oloturidi e Asteroidi. In numero elevato sono presenti anche gli Ofiuridi, specialmente nella parte intermedia del relitto.
Fonte testi tratti da: adc.altervista.org/paguro Foto tratte da: Courtesy R. Ghetti
Oggi il relitto del Paguro giace in un fondale circostante di -25 metri, che scende a -33 alla base della struttura.
Dopo numerose difficoltà burocratiche il 21 luglio 1995 l'Associazione Paguro ha ottenuto l'istituzione di "zona di tutela biologica" da parte del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, dell'area interessata dal relitto, vietando qualsiasi forma di pesca sportiva e professionale.
Successivamente, vicino al relitto centrale, sono state aggiunte altre strutture provenienti da piattaforme smantellate, costituendo un reef artificiale di notevoli dimensioni (circa 1 Km quadrato).
I subacquei che si immergono in questo relitto aumentano ogni anno, nonostante sia classificata come immersione di media difficoltà, (a volte anche difficile) per via della visibilità che può variare dai 50 cm (condizione assai rara specialmente nel periodo estivo) fino ad oltre i 15 metri.
Appena c'immergiamo siamo subito avvolti nel blu, (il colore non è proprio blu ma cercate di capire, siamo nello "stagnone") con unico riferimento la catena della boa d'ormeggio, ancorata sul primo traliccio; il relitto inizia a -9 metri e, fino a quel momento, a volte, è come immergersi nel brodo della nonna per la scarsa visibilità e la temperatura abbastanza alta (22-24°).
L'elevata sospensione è dovuta principalmente dalla corrente predominante che va da Nord a Sud, quindi l'area risente molto del materiale in sospensione trasportato dal Po.
Continuiamo a scendere lungo il traliccio principale e, come per magia, la visibilità aumenta sensibilmente, arriviamo sulla struttura, siamo a quota -15 metri e uno scenario completamente differente dalla prima parte dell'immersione si apre avanti a noi; nuvole di boghe, castagnole da tutte le parti, saraghi e occhiate di dimensioni notevoli.
Se siamo in compagnia di una guida autorizzata dall'associazione, potremmo ammirare le stupende corvine nel loro abituale anfratto chiamato appunto "Sala delle corvine", i gronghi che in genere non si spostano dalla loro tana, e i più fortunati potranno vedere anche "Rambo", un grongo che vive all'interno della struttura stimato in 20 Kg di peso.
Qualche anno fa c'era anche "Arturo l'astice del Paguro" anche lui di notevoli dimensioni, utilizzato da qualche criminale per soddisfare il proprio appetito.
Queste sono le cose che colpiscono a prima vista: se guardiamo le pareti in modo più accurato, potremmo scorgere le popolazioni di mitili (Mitilus galloprovincialis) e di ostriche (Ostrea edulis) molto comuni sono anche i Tunicati rappresentati dalle specie Ciona intestinalis e Phallusia mamillata.
Altri organismi sessili facilmente riscontrabili sulle strutture sono diverse specie di Poriferi, Briozoi, Policheti e Celenterati. Sono presenti anche invertebrati mobili del tipo Policheti, Echinoidei, Oloturidi e Asteroidi. In numero elevato sono presenti anche gli Ofiuridi, specialmente nella parte intermedia del relitto.
Fonte testi tratti da: adc.altervista.org/paguro Foto tratte da: Courtesy R. Ghetti
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